Il cambiamento climatico modifica il ciclo di vita delle piante

Ti è mai capitato di trovare asparagi selvatici completamente fuori stagione, per esempio a ottobre, perché un’ondata di caldo improvviso ha alterato il ciclo delle piante? O di notare un’operosità anomala delle api nei mesi invernali, poiché le temperature non rispettavano l’andamento canonico del pieno inverno? Si tratta solo di piccoli esempi di un fenomeno molto grande e, soprattutto, grave, dovuto al cambiamento climatico, che modifica il ciclo di vita di animali, alberi e piante, mettendo a rischio la biodiversità, le colture di cui ci cibiamo e, in generale, la sopravvivenza di numerose specie. Ma cosa succede, esattamente?

  • Gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi
  • Il ritmo circadiano degli alberi
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    Gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi

    Quando si parla di cambiamento climatico, si dimentica spesso che non si tratta solo delle temperature tendenzialmente più alte tutto l’anno, ma di picchi estremi anomali, e di un’alterazione della successione dei momenti di caldo e di freddo. I picchi di calore durante l'autunno o l’inverno, per esempio, possono disturbare l’orologio biologico delle piante, “ingannandole” sull’arrivo della primavera e stimolandone il risveglio, stravolgendo così il loro metabolismo. Sono numerosi gli effetti del cambiamento climatico sul ciclo di vita degli ecosistemi, e coinvolgono tutti gli strati della biosfera.

    Le piante e gli alberi, innanzitutto, vedono sballati i loro ritmi giornalieri e annuali. Molti insetti si risvegliano prima del previsto e non trovano i nutrienti necessari per la sopravvivenza che si aspettano di trovare in primavera. Anche le rotte migratorie di alcuni uccelli cambiano, poiché non trovano più le condizioni per abitare i luoghi di sempre, alterando così l’intero funzionamento degli ecosistemi che le loro rotte sfiorano – o non sfiorano più – e modificando anche la catena alimentare delle altre specie.

    Il ritmo circadiano degli alberi

    Per quanto riguarda alberi e piante, il principale motivo per cui il loro normale ciclo di vita risulta alterato è la compromissione del ritmo circadiano. Con questo termine ci si riferisce alla sequenza di cambiamenti fisiologici che ogni organismo vive nell’arco della giornata, che è legato al sorgere e al tramonto del sole.

    Tutti gli esseri viventi, anche gli esseri umani, hanno un ritmo circadiano, che può essere alterato anche a causa di alterazioni piccolissime. Per esempio, quando si effettua il passaggio dall’ora solare all’ora legale, il nostro ritmo circadiano ne risente, poiché l’alternanza del giorno e della notte, e il modo in cui viviamo le ore di sole e quelle di buio, ha subito una modifica. Le prime ore di luce, in genere, sono i momenti in cui siamo più attivi, e il picco si raggiunge durante il pomeriggio, mentre con l’arrivo del buio l’energia diminuisce: eppure, quando le ore di luce sono troppe, il benessere generale del nostro organismo ne risente, poiché non trova il riposo che si concede con il buio, che tarda ad arrivare.

    Il ritmo circadiano è gestito a livello genetico ed è diverso per ogni specie: per le piante e gli alberi, esso non dipende solo dalle ore di luce, ma anche dalle temperature. Se le temperature aumentano, infatti, soprattutto se lo fanno in modo anomalo e improvviso, non seguendo il regolare alternarsi delle stagioni, il ritmo circadiano delle piante ne risente, così come il loro ciclo di vita annuale scandito dalle stagioni.

    Capita, quindi, che alcune piante fioriscano all’improvviso, molto prima di quanto dovrebbero, ingannate dalle temperature più miti durante l’inverno. Gli alberi da frutto finiscono il loro ciclo in anticipo, causando poi problemi ai raccolti. Inoltre, se le piante fioriscono in anticipo, e poi giunge una nuova gelata invernale improvvisa, le gemme sbocciate periscono a causa del freddo.

    A confermare le conseguenze negative di queste dinamiche assolutamente anomale c’è uno studio partito nel 2018 e che ha osservato e raccolto dati sugli abitanti vegetali di una foresta umbra per oltre 800 giorni. Il progetto Tree monitoring to support climate Adaptation and mitigation through PEFC Certification ha raccolto molti dati sulla quantità di acqua assorbita dalle piante, sulla quantità e la varietà del fogliame e sull’eventuale presenza di malattie. I risultati della ricerca hanno accertato la germogliazione anticipata e un ritardo nella senescenza autunnale, eventi che influiscono negativamente sul ciclo di vita dei fiori, dunque sulla produzione e la maturazione dei frutti di moltissime piante. Nella foresta di Piegaro e, presumibilmente, in tutte le altre foreste, gli alberi non vivono un periodo di freddo sufficientemente lungo, riscontrando anche difficoltà nel risveglio dal letargo invernale, che avviene solo parzialmente: ne risentono la capacità produttiva ma anche la resistenza alle malattie, e le piante diventano dunque più fragili.

    Tutti questi dati riguardano inevitabilmente le conseguenze del cambiamento climatico sul mondo vegetale: alberi e piante, e di conseguenza tutti gli altri organismi viventi, vivono un’alterazione costante dei loro ritmi di vita, modificando il funzionamento di interi ecosistemi, danneggiati dalle modifiche delle temperature. Le conseguenze del riscaldamento globale iniziano a creare problemi sempre più gravi per la sopravvivenza di tutte le specie che abitano il nostro Pianeta, sconvolgendo il funzionamento di interi ecosistemi. Quanti altri danni sarà necessario causare alla biosfera prima di mettere in atto pratiche più incisive contro il cambiamento climatico?