Prato secco: come rimediare con i prati a basso fabbisogno idrico

Siccità che incalza e temperature sempre più calde stanno rendendo più difficile rimediare al problema del prato secco, soprattutto se si desidera evitare ingenti sprechi d’acqua per la manutenzione del giardino. Il prato tradizionale, infatti, quando esposto a colpi di calore e a lunghi periodi senza precipitazioni, va in stress da aridità, e assume l’aspetto tipico del prato secco.

Purtroppo, il cambiamento climatico mette a dura prova la sopravvivenza del tradizionale prato all’inglese a cui siamo abituati, ma esiste un’alternativa che permette di avere un prato rigoglioso e resistente alle alte temperature, che non richiede eccessive irrigazioni né manutenzione, anche nei periodi privi di precipitazioni: il dry garden.

Il dry garden è una modalità di fare giardinaggio che impiega varietà di prati a basso fabbisogno idrico, e rappresenta la soluzione per chi desidera risparmiare risorse nella manutenzione del proprio spazio verde, tutelando l’ambiente, evitando sprechi d’acqua e impiego di sostanze chimiche. Scoprire i segreti dei prati a basso fabbisogno idrico e della filosofia dry può rivoluzionare il tuo modo di fare giardinaggio.

  • Dry garden: l’alternativa al prato secco
  • I benefici per l’ambiente e la filosofia dry
  • Come realizzare un prato a basso fabbisogno idrico
  • Dry garden: l’alternativa al prato secco

    Resistono al caldo intenso e a lunghi periodi senza precipitazioni, hanno bisogno di poche irrigazioni e ancora meno manutenzione e possono essere combinati in modo da adattarsi a qualunque situazione. I prati a basso fabbisogno idrico sono la più ecologica delle alternative a un prato secco e poco variegato.

    Le varietà di prati utilizzate all’interno di un dry garden sono adatte al clima sempre meno piovoso che stiamo vivendo, poiché possono resistere a lunghi periodi di siccità con pochissime irrigazioni. In questo modo, è possibile utilizzare circa l’80% in meno dell’acqua solitamente necessaria per i prati tradizionali, risparmiando importanti risorse per l’ambiente e per chi si prende cura del giardino.

    Il dry garden, però, non è “solo” un giardino, ma un ecosistema quasi completamente autosufficiente. Sfruttando gli stratagemmi della natura, infatti, è possibile realizzare un prato che, una volta attecchito completamente, possa sopravvivere con un paio di irrigazioni nell’arco di tutto l’anno senza rischiare di seccare a causa della mancanza d’acqua. Seguendo le istruzioni per la messa a dimora di questa tipologia di prato, è possibile permettere alle radici di svilupparsi in profondità e, passato il primo anno di vita – durante il quale è necessaria qualche irrigazione in più – saranno in grado di trovare l’umidità necessaria all’interno del suolo: in questo modo, il prato resisterà anche alle estati più calde e ai periodi di siccità più lunghi.

    I benefici per l’ambiente e la filosofia dry

    Dietro l’idea di un dry garden non c’è solo il risparmio di risorse, che fa certamente comodo a chi si occupa della manutenzione di un giardino, ma una vera e propria filosofia che immagina un nuovo modo di fare giardinaggio, che sia in perfetta armonia con la natura.

    Occuparsi di uno spazio verde, infatti, fa certamente bene all’ambiente, perché ogni pianta contribuisce al benessere del pianeta. Allo stesso tempo, però, l’idea di prato tradizionale, dall’erba fine e verdissima, tagliato con cura e scelto più per il suo aspetto che per le sue funzioni, richiede investimenti in termini di irrigazione, impiego di sostanze diserbanti e manutenzione che, in realtà, non fanno particolarmente bene all’ambiente. Avere un giardino verde e rigoglioso, che per essere tale ha bisogno di moltissima irrigazione, non ha nulla di ecologico.

    È dunque a partire da queste necessità che nasce la filosofia dry, che permette di avere un prato rigoglioso senza sprechi di risorse idriche e, soprattutto, senza danneggiare in alcun modo l’ambiente, preservandone la biodiversità. E proprio la biodiversità è uno dei pilastri del prato a basso fabbisogno idrico, poiché è ciò che permette di avere un prato resistente a diverse condizioni e che sia in grado di arricchire il suolo.

    Come realizzare un prato a basso fabbisogno idrico

    La scelta delle piante resistenti alla siccità non è l’unica cosa a cui pensare per la realizzazione di un prato che non secchi. Sono diversi i fattori da considerare, per la realizzazione di uno spazio verde che rispetti il più possibile la natura.

    Innanzitutto, il terreno fa la differenza. Non è tanto la tipologia di suolo che va considerata, quanto il drenaggio di cui si dispone: evitare ristagni e, allo stesso tempo, permettere all’acqua di penetrare a fondo, è fondamentale per permettere alle piantine di avere riserve idriche per i periodi di siccità. Una volta preparato il terreno, sarà necessario scegliere le piante giuste. Ed è a questo punto che la biodiversità diventa protagonista.

    La biodiversità è uno degli stratagemmi naturali dei quali è possibile servirsi per rendere più funzionale, sano ed ecologico un prato. Al momento della messa a dimora, è necessario considerare l’importanza di un prato variegato: inserire diverse varietà, in genere da due a quattro, rende il prato più resistente a diversi fattori ambientali, e più adattabile anche alle condizioni meno favorevoli. Ogni giardino, poi, ha esigenze diverse: la resistenza al calpestio intenso, a temperature invernali più basse, a salsedine o cloro, sono tutte condizioni che possono essere soddisfatte attraverso la scelta della giusta combinazione di varietà.

    Per effettuare la scelta, può essere necessario fare delle prove di attecchimento in zone circoscritte del giardino, per comprendere quali piante resistono meglio alle condizioni dell’ambiente circostante e per trovare la combinazione che risponda alle proprie esigenze.

    Una volta effettuata la scelta, si può procedere con la messa a dimora del prato a basso fabbisogno idrico, e l’autunno e la primavera sono le stagioni più adatte per questa importante fase. Durante il primo anno di vita del prato, sarà necessario prevedere qualche irrigazione in più, per stimolare la crescita delle piantine. In questo periodo, le irrigazioni dovranno essere rare e abbondanti: solo così sarà possibile stimolare la crescita delle radici e rendere il prato pronto a resistere a lunghi periodi di siccità.

    Quando il prato avrà attecchito e le piantine avranno ricoperto l’intera superficie del giardino, il prato a basso fabbisogno idrico sarà pronto. Avrà bisogno di una o due irrigazioni l’anno, da due a quattro tagli e di pochissima manutenzione. Permetterà un risparmio economico importante e, soprattutto, sarà uno spazio in completa armonia con la natura, che sostiene la biodiversità e non danneggia l’ambiente.