Bombe d’acqua e giardini: la regimazione delle acque piovane contro la siccità

Il cambiamento climatico a cui oggi assistiamo ha modificato completamente il regime delle precipitazioni a cui le nostre piante erano abituate. La siccità sottrae al polmone verde del nostro territorio tantissima linfa vitale, e quelle rare occasioni in cui le precipitazioni arrivano, esse appaiono improvvise e abbondanti. Le bombe d’acqua, però, oltre a creare numerosi danni, non bastano ad offrire il giusto apporto idrico ai nostri giardini, in affanno il resto del tempo.

La caratteristica di questo nuovo clima, più tropicale nei suoi eventi atmosferici estremi e nella scarsissima periodicità delle precipitazioni, è proprio caratterizzato da un’assenza di pioggia per mesi, che poi arriva tutta insieme nel giro di pochissime ore. I giardini, gli alberi, le piante e soprattutto i terreni non sono in grado di assorbire l’acqua di cui hanno bisogno in poco tempo tutta insieme. È una buona idea, dunque, sfruttare l’acqua piovana per le irrigazioni, ideando strategie per conservarne, all’interno del terreno stesso, abbondanti quantitativi.

 

  1. I consigli dell’esperto
  2. La regimazione delle acque piovane
  3. Le tre tecniche di regimazione
  4. Il sistema di drenaggio

I consigli dell’esperto: le tecniche di Botanical Dry Garden

La filosofia di Botanical Dry Garden è quella di agire sempre in piena armonia con la natura, sfruttandone le risorse senza danneggiarla. È a partire da questo principio che Luca Agostini, fondatore dell’orto botanico ed esperto di piante a basso fabbisogno idrico, ha ideato insieme al suo team varie strategie utili per sfruttare l’acqua piovana in giardino. Ciò che ci illustrerà è il risultato di anni di ricerca e sperimentazione, tutte tecniche messe in pratica all’interno del parco e dei giardini realizzati e curati da Botanical Dry Garden.

La regimazione delle acque piovane

Quello che il cambiamento climatico ci sta presentando è un problema di fondo a cui è necessario trovare un rimedio: piove sempre meno, e quando piove le precipitazioni sono molto abbondanti, bombe d’acqua che non siamo pronti a gestire. Quell’acqua, che andrebbe sfruttata, viene facilmente sprecata e, una volta finite le precipitazioni, il giardino resta a secco.

Questo problema non riguarda, ovviamente, solo i nostri giardini, ma è un dilemma comune a tutti i settori del Paese. L’unico modo per adeguarci alle nuove condizioni climatiche è accumulare l’acqua piovana a monte e sfruttarla gradualmente il resto dell’anno. Attuare strategie pensate per questo processo è necessario tanto per le grandi economie del paese, quanto per le piccole realtà come quelle dei nostri giardini.

Un tempo, la preoccupazione dell’uomo era unicamente quella di portare via l’acqua in eccesso dai propri terreni per non creare ristagni idrici e asfissie radicali. Se prima tendevamo a eliminarla completamente, oggi sarebbe più interessare regimare meglio quest’acqua che arriva in modo sempre meno omogeneo. La giusta strategia è quella di lasciarla il più possibile in alcuni spazi del giardino, in modo che possa lentamente penetrare in profondità ed essere assorbita dal terreno, invece di lasciarla defluire direttamente verso valle.

Si parla ovviamente di giardini in pendenza. Nei giardini di pianura, l’acqua scorre lentamente, già penetrando, e in quel caso, al contrario, sarà utile sollevare le piante da terra, in modo da evitare problemi di ristagno. Invece, nei giardini in pendenza, l’acqua va via velocemente, causando anche delle erosioni importanti e portando via nutrienti dal terreno. Ciò che può risolvere molti dei problemi dei nostri giardini e allungare la vita delle nostre piante durante le molte settimane di siccità, è una regimazione più oculata dell’acqua piovana.

Le tre tecniche di regimazione: terrazzamenti, bassi rovesci e vespai

L’idea alla base della prima tecnica è la stessa dei terrazzamenti che si realizzavano un tempo in agricoltura, quando il terreno si lavorava a mano o con il bestiame, ed era difficile gestirlo in pendenza prima della diffusione dei potenti trattori.

I terrazzamenti permettono di lavorare in piano, a giro poggio, ovvero coltivando il pendio in maniera trasversale, creando gradini fatti di superfici piane o in leggera contropendenza. È possibile osservare un esempio di giro poggio all’interno del nostro giardino botanico, nell’area dei cipressi. Con questa tecnica, si rallenta la corsa dell’acqua verso valle, riducendo problemi di erosione e dilavamento.

Dove non ci sono pendenze rilevanti, bisogna creare quelli che noi chiamiamo volgarmente bassi rovesci, ovvero delle zone senza pendenza in cui l’acqua ristagna leggermente e defluisce in maniera più lenta. Su un terreno dolcemente declive, vengono creati di tanto in tanto degli affossamenti, dove l’acqua scorre piano, penetrando in queste depressioni. Esse possono essere coltivate con delle piante più resistenti all’umidità, ad esempio gli oleandri che vivono bene sia in stato di umidità sia in stato di completa secchezza, i giunchi che vivono bene in zone con molta acqua, tutti i tipi di canne e alcune graminacee adattate a vivere in zone palustri. Ai lati di questi avvallamenti è possibile coltivare tutte le piante aridoresistenti.

Inoltre, se il terreno ha uno scheletro importante e presenta grandi quantità di sassi, questi possono essere interrati per creare una camera piena d’acqua. Si tratta di una tecnica tipica dei Rain Garden, quella di creare dei vespai. I vespai sono in genere usati per smaltire le acque reflue ma, in questo caso, si possono sfruttare al contrario: facendo fluire l’acqua in questi spazi sotterranei pieni d’aria, si creano delle riserve idriche importanti e quell’acqua raggiungerà maggiori profondità, e di conseguenza anche le radici delle piante.

Il sistema di drenaggio

È però necessario parlare anche del sistema di drenaggio, perché a un certo punto l’acqua in eccesso in ogni caso va drenata o accumulata. A Botanical Dry Garden abbiamo studiato dei sistemi abbastanza invisibili. Abbiamo per esempio creato dei falsi muri ai confini del giardino, fosse all’interno delle quali abbiamo inserito dei tubi drenanti molto grandi poi coperti con dei sassi che sembrano mura di antiche di città etrusche o romane, ma che in realtà sono dei percorsi per l’acqua. Il risultato è una bella e caratteristica vista paesaggistica, funzionale alla salute del giardino, che non avrà bisogno di grandi manutenzioni per pulire i fossati, permettendo dunque di smaltire l’acqua in eccesso senza creare danni. Questo sistema di drenaggio, poi, potrebbe convogliare l’acqua all’interno di cisterne molto capienti.

Queste tecniche non sono altro che l’applicazione in piccolo di ciò che andrebbe fatto anche in grande. Tutta l’Italia, che è fatta di un territorio scosceso, in questo periodo di cambiamento e di grande siccità, deve impegnarsi per accumulare l’acqua a monte. Solo l’accumulo, e poi un utilizzo parsimonioso durante il corso dell’anno, ci permetteranno di non restare a secco. E lo stesso vale per i nostri giardini, nei quali possiamo iniziare, nel nostro piccolo, questo processo di salvaguardia delle risorse idriche.