Il suolo non è una superficie, ma uno spessore

Salvarlo dal cemento. È questo che Paolo Pileri vuole insegnarci a fare nel suo libro “L’intelligenza del suolo”, una piccola guida sulle potenzialità e l’importanza di quell’elemento degli ambienti naturali che tendiamo sempre a sottovalutare. Il suolo è, in realtà, una ricchezza di vita e biodiversità, ma è minacciato dall’avanzata del cemento, quel mostro colpevole di antropizzazione sfrenata che mangia tutta la vita che c’è nel terreno, prima di costruirvi città e metropoli.

Con l’analisi svolta in questo libro e con una serie di considerazioni nate a partire dall’esperienza più che decennale di BotanicaldDryGarden, intendiamo fare la nostra parte per comprendere l’importanza del suolo, e contribuire, con il nostro lavoro, a salvaguardarlo e a mettere in pratica tutte le azioni necessarie per proteggere questa importante risorsa.

  1. Cos'è il suolo
  2. La ricchezza della biodiversità è in pericolo
  3. Cosa può fare ogni cittadino e cosa farà BotanicalDryGarden per salvare il suolo

Cos'è il suolo

Non è solo terra. Il suolo non è, come potrebbe apparire a osservatori distratti, un semplice ammasso di terriccio che ci fornisce la superficie su cui camminare. Il suolo è la pelle della Terra, che contiene tutta la vita e le creature che la abitano. E non è una semplice superficie, ma uno spessore, perché, nella sua sottile tridimensionalità, è pieno di vita.

In un cucchiaio di terreno vegetale albergano nove miliardi di forme di vita: sono più numerosi di tutti gli abitanti della Terra. Eppure, di quelle specie che vivono in quel minuscolo strato di terra, ne conosciamo solo il 5%. Uno strato sottile, fatto di pochi centimetri di terra, rappresenta, in realtà, uno degli ecosistemi più biodiversi e delicati del pianeta, abitato dal microbiota. È un ecosistema invisibile, fatto di batteri, funghi, protozoi e alghe, e milioni di altre forme di vita di cui conosciamo ancora troppo poco. Questi abitanti del suolo sono invisibili ai nostri occhi, ma lavorano costantemente giorno e notte, mangiano la materia, la rielaborano, per trasformarla in altra fonte di vita.

La maggior parte delle ricchezze del suolo alberga in pochi centimetri, dai 70 ai, talvolta, 200, ma sono i primi 30 gli indiscussi protagonisti della vita e della prosperità, dai quali, inevitabilmente, dipendiamo anche noi. Si tratta di uno strato estremamente importante, poiché è il maggior assorbitore di carbonio e acqua e, dunque, una fondamentale risorsa per tutta la vita presente sulla terra. Gli alberi e le piante che abitano il nostro pianeta e che ci danno la vita con le loro innumerevoli funzioni, traggono la maggior parte del nutrimento proprio dal suolo, dalle sue riserve idriche e di carbonio.

Questo luogo pieno di biodiversità, di vita e di risorse è, però, anche estremamente delicato.

La ricchezza della biodiversità è in pericolo

Il 25% della biodiversità presente sul nostro pianeta si trova nel suolo. È una riserva in continuo movimento e autoriproduzione, fondamentale per la sopravvivenza della vita sulla Terra. Secondo Paolo Pileri e il suo “L’intelligenza del suolo”, la sua biodiversità è anche il più grande esempio di società multietnica e plurispecifica. Un ettaro di suolo non cementificato può contenere fino a 1.000 kg di lombrichi, 2.700 kg di funghi, 1.700 kg di batteri e 1.000 kg di insetti. Queste caratteristiche, che compongono la biodiversità, sono fondamentali, perché più è alta la diversità di una comunità naturale, più è alta la probabilità che sopravviva, perché in caso di attacco da parte di un patogeno, solo una parte ne verrebbe colpita. Insomma, il suolo ci insegna la ricchezza della diversità in modo più inclusivo di quanto la comunità umana possa mai fare. Ma questa enorme ricchezza è, purtroppo, in pericolo.

Le attività umane danneggiano, in diversa misura, la delicata biodiversità del suolo. L’avanzata inarrestabile del cemento, invece, la copertura d’asfalto, uccide tutta la vita che contiene. Il problema, nell’ “uccidere” il suolo sta nel fatto che non è facile da ricostruire. Esso nasce molto lentamene, e si crea a una velocità molto bassa: circa 2,5 cm ogni mille anni. Ai pochi secondi di distruzione attraverso una colata di asfalto, seguono dunque migliaia di anni per ripristinare la vita del suolo.

Inoltre, anche alcuni comportamenti quotidiani, non necessariamente distruttivi come il cemento, possono creare molti danni, compresi i comportamenti che teniamo nei nostri giardini. Concimazioni, antiparassitari e diserbanti uccidono miliardi di creature, il cui equilibrio garantisce la vita sul pianeta.

Questi comportamenti danneggiano il suolo in modi diversi. Lo rendono impermeabile, impedendo all’acqua di penetrare. Comporta erosione e impoverimento della sostanza organica – e, dunque, minaccia alla biodiversità. Comporta contaminazione e inquinamento, che minacciano la nostra stessa sicurezza. Tutti questi eventi hanno conseguenze inarrestabili anche sulla nostra sopravvivenza. Dal suolo dipende il cibo che mangiamo, e un suo impoverimento comporta una difficolta di approvvigionamento. E anche un peggioramento del clima, poiché la capacità del suolo di trattenere carbonio è uno dei maggiori aiutanti contro il riscaldamento globale.

Cosa può fare ogni cittadino e cosa farà BotanicalDryGarden per salvare il suolo

Ognuno di noi può fare qualcosa, nel suo piccolo, per migliorare la situazione del suolo. Innanzitutto, evitare l’utilizzo di sostanze chimiche che poi vengono disperse nell’ambiente, sia nella vita quotidiana sia nella manutenzione del giardino, è fondamentale. Ma limitare l’inquinamento chimico, da solo, non basta per salvaguardare la diversità e la ricchezza del suolo.

Per questi e per altri migliaia di motivi, BotanicalDryGarden inizierà una conversione dei propri terreni, attualmente adibiti a vivaio intensivo, in una survival-forest, un tipo di agricoltura rispettosa di qualsiasi forma di vita. Un’agricoltura senza più input e senza lavorazioni superficiali o profonde del terreno. Un’agricoltura mirata a ripristinare un’ambiente primordiale con le conoscenze moderne. Un’agricoltura destinata a migliaia di raccoglitori. Ultimo baluardo occupazionale non facilmente robotizzabile.