L’intelligenza delle piante: quello che non sappiamo del mondo vegetale

Le piante sono immobili, silenziose, quiete, e tanto ci basta per considerarle prive di intelligenza. Sappiamo che la nostra vita e quella di tutti gli altri esseri viventi dipende da loro, sappiamo che sono il principale abitante del nostro pianeta, eppure le diamo spesso per scontate, abituati come siamo a considerarle a mala pena esseri viventi e molto più come strumenti di cui servirci. Siamo in realtà ignari del fatto che l’intelligenza delle piante non solo esiste, ma è sorprendente, e che da tutte le cose che ancora ci sono da scoprire del mondo vegetale, potremmo imparare molto.

Tutto ciò che oggi sappiamo sull’intelligenza delle piante dipende dalla tenacia di studiosi intuitivi che sono andati contro la comunità scientifica dei loro tempi per dimostrare la grandezza del mondo vegetale. Primo tra tutti Charles Darwin, che aveva già incontrato parecchi problemi con la teoria dell’evoluzione e che, anche in questo caso, ha dovuto scontrarsi con il rigido antropocentrismo dei suoi colleghi scienziati. Le sue ricerche e gli studi condotti nel corso di anni, sono fondamentali ancora adesso nello studio delle piante. Oggi, a studiare tanto approfonditamente le teorie darwiniane e il mondo vegetale, è Stefano Mancuso, botanico italiano che si è dedicato allo studio dell’intelligenza delle piante nel suo saggio “Verde brillante”.

In effetti, il motivo per cui l’affermazione di una forma di intelligenza del mondo vegetale risulta tanto difficile, ha a che fare con la superbia umana. Considerando l’intelligenza caratteristica esclusiva della mente, restringiamo il campo degli esseri intelligenti solo al mondo animale, di cui l’uomo è l’indiscusso re. Ammettere, invece, che esistono intelligenze diverse, e con le quali non possiamo competere, equivale a mettere in discussione la grandezza umana. Cosa tanto difficile ai tempi di Darwin quanto oggi. 

Non sono gli organi a fare il cervello

Una delle argomentazioni più diffuse che tentano di screditare l’esistenza di una forma di intelligenza delle piante è quella che associa l’intelligenza alla presenza di un cervello. Tutti gli animali ne hanno uno ed è quello a determinare il livello del loro intelletto. In base alla grandezza e alla complessità, ma anche alla capacità di esprimersi e di compiere scelte, decidiamo se un animale è più o meno intelligente, posizionando – ovviamente – l’essere umano al primo posto.

Ma se gli animali sono fatti di organi e, dunque, si può associare l’intelligenza a uno di essi, per le piante è diverso. Loro non hanno polmoni, reni o arti, eppure riescono perfettamente a vivere e sopravvivere tanto quanto ci riescono gli animali. Dunque, se non hanno bisogno dei polmoni per respirare o dell’apparato digerente per nutrirsi, è azzardato assumere che siano prive di intelligenza solo perché non possiedono un cervello. Dopotutto, così come il sistema neurale animale, le piante sono in grado di percepire ciò che hanno intorno e di prendere decisioni in base all’ambiente esterno, che si tratti di approvvigionamento di risorse o di strategie per difendersi dai predatori.

La differenza tra coscienza e intelligenza

A questo punto, un’altra osservazione che è facile incontrare è quella che riguarda la coscienza. Le piante sono in grado di sopravvivere e di adattarsi, come tutti gli esseri viventi, ma non hanno una coscienza. Non pensano, non solo consapevoli, o almeno è quello che crediamo. Facciamo addirittura fatica a definirleesseri viventi, perché associamo all’azione di essere una particolare coscienza dell’io.

Ebbene, se da un lato non si può escludere l’esistenza di una coscienza – seppur diversa dalla nostra – perché del mondo vegetale sappiamo veramente poco, dall’altro non dobbiamo confondere la coscienza con l’intelligenza. Quella che noi consideriamo una caratteristica intrinseca di tutti gli animali, in realtà, non è sempre reale: non tutti gli animali hanno coscienza di sé, anzi, molti di loro non pensano nel modo in cui noi intendiamo questo termine, o non si riconoscono come io. Dunque, non è la coscienza a fare l’intelligenza e non è la sua assenza a confermare la mancata intelligenza delle piante.

L’intelligenza delle piante è nella capacità di risolvere problemi

Il problema che si pone, dunque, non riguarda tanto l’esistenza o meno di una forma di intelligenza nel mondo vegetale, quanto la nostra definizione di intelligenza. Mancuso, nel suo “Verde Brillante”, propone una definizione di tale capacità degli esseri viventi diversa ma più funzionale alla comprensione del mondo delle piante. Propone di considerare l’intelligenza come la capacità di risolvere problemi. E, anche se ci sembrano sempre immobili e in balia degli eventi, le piante sono meravigliosamente brave in questo.

Prima di tutto, le piante hanno sviluppato un sistema di difesa dai predatori all’avanguardia. Come accennavamo precedentemente, esse non hanno organi, affinché un predatore erbivoro che ne mangia un pezzo non comprometta la sopravvivenza dell’intero organismo. Inoltre, esse non sono neanche tanto immobili quanto crediamo. Anche se lentamente, le loro radici si muovono e si orientano all’interno del terreno alla ricerca dei nutrienti di cui hanno più bisogno, o per schivare la presenza di predatori o pericoli. Sono in grado di effettuare delle scelte, in base alle necessità che hanno, e di orientarei rami dove serve per raggiungere nutrienti, acqua, luce, ossigeno. Le piante sono in grado di registrare i parametri dell’ambiente circostante e di prendere decisioni in base a ciò che percepiscono. Insomma, quelle che noi definiamo funzioni celebrali, magari non sono racchiuse in un unico punto della pianta, ma non sono assenti. Ogni componente, infatti, è in grado di svolgere le stesse funzioni del mondo animale.

Riconsiderare la forza del mondo vegetale e l’intelligenza delle piante è, dunque, fondamentale. Da un lato, infatti, ci consentirebbe di ridimensionare la superbia umana, e soprattutto di smettere di sottovalutare l’importanza delle piante per la vita sulla Terra. Dall’altro, ci permetterebbe di imparare dallo studio di esseri viventi diversi da noi ma intelligenti e lungimiranti. Anche l’attenzione per l’ambiente, non solo come fonte di energia e di vita funzionale al nostro benessere, ma come sistema fatto di esseri viventi che meritano tutti lo stesso rispetto, parte da questo. E, chissà, magari approfondendo la nostra conoscenza delle piante, scopriremo che non siamo poi così diversi da loro.