La siccità in Italia: come contrastare la mancanza di acqua

L’acqua è la fonte primaria della vita sulla Terra, come abbiamo imparato fin da bambini sui banchi di scuola. La drammatica scarsità di acqua che sperimentiamo in Italia sempre più spesso con il trascorrere degli anni è invece un dato di fronte al quale risultiamo drammaticamente impreparati.

Il 2020 è stato l’anno di un gravissimo allarme siccità passato quasi sotto silenzio, coperto dalle notizie riguardanti la pandemia di Covid-19. Si è trattato infatti dell’anno in cui l’Italia ha visto mancare all’appello 23,4 miliardi di metri cubi di acqua dolce, una riserva fondamentale per tutte le attività umane (e in primis per l’agricoltura). Una crisi idrica di proporzioni enormi, che in Italia non si vedeva da circa sessant’anni.

Il 2021 non è andato meglio: l’estate appena trascorsa ha visto ondate di caldo eccezionali sia in Europa che nel resto del mondo (basti pensare ai 49,5° toccati in Canada alla fine di giugno), una tendenza che non ha certo lasciato indenne lo Stivale. L’acqua diventa un bene sempre più raro, e secondo gli esperti sarà la risorsa in assoluto più preziosa in un futuro dominato dai cambiamenti climatici.

Le cause della mancanza di acqua

Ma da cosa dipende la scarsità idrica? Un facile “colpevole” può essere trovato nel riscaldamento globale, che innesca reazioni a catena che vanno a ridurre una disponibilità idrica già limitata: se è vero che il 71% della superficie terrestre è composto di acqua, è altrettanto vero che il 97,5% dell’acqua disponibile sulla Terra è acqua salata inutilizzabile per le attività umane.

Del 2,5% rimanente, il 70% circa è bloccato nei ghiacciati e nelle calotte polari. Bastano pochi calcoli per rendersi conto che soltanto lo 0,75% del totale è composto dell’acqua dolce necessaria per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi.

Gli effetti delle attività umane: riscaldamento globale e crisi idrica

Il riscaldamento globale mette a rischio l’equilibrio che regola la limitata disponibilità di acqua di cui abbiamo parlato: lo scioglimento dei ghiacciai influenza la quantità e il tipo di precipitazioni, rendendo sempre più comune vedere fiumi in secca durante l’estate per poi subire vere e proprie bombe d’acqua nella stagione delle piogge.

Oltre all’aumento delle temperature medie e alle sue conseguenze, le attività umane creano altri effetti dannosi per il bilancio idrico: la deforestazione di suoli da destinare a uso agricolo priva il terreno della copertura data dagli alberi, una presenza fondamentale per trattenere l’umidità e rallentare l’evaporazione. Come se non bastasse, l’agricoltura (in special modo quella di colture destinate all’alimentazione degli animali da allevamento) consuma circa il 70% dell’acqua dolce presente sul pianeta.

La siccità in Italia e il rischio desertificazione: cause ed effetti

A queste cause che interessano l’intero pianeta, l’Italia aggiunge circostanze specifiche legate allo stato delle proprie infrastrutture e alle abitudini di consumo della popolazione. Gli italiani sono infatti uno dei popoli con il più alto consumo pro capite di acqua all’interno dell’Unione Europea, secondi soltanto alla Grecia.

Allo spreco idrico casalingo si aggiunge quello legato alla scarsa manutenzione delle infrastrutture: si stima infatti che il 42% dell’acqua disponibile non arrivi mai a destinazione, dissipata inutilmente a causa di perdite dovute allo stato degli acquedotti.

Questo insieme di concause rende l’Italia un Paese sempre più arido e assetato, nonché uno dei più soggetti a una progressiva desertificazione nei prossimi decenni.

Che cos’è la desertificazione?

Quando parliamo di desertificazione indichiamo propriamente la progressiva trasformazione di un’area fertile in una zona desertica, cioè la riduzione o distruzione della capacità del suolo di produrre risorse. Questo processo può avvenire naturalmente per cause di natura geologica o climatica, ma ovviamente si verifica in tempi molto lunghi. La desertificazione di cui parliamo adesso è invece direttamente legata all’intervento dell’uomo, che attraverso la deforestazione selvaggia e l’agricoltura intensiva impoverisce i suoli privandoli delle loro proprietà.

Di conseguenza le cause della desertificazione in Italia sono semplici da individuare: la siccità sempre più prolungata, le temperature elevate e il continuo consumo di suoli fertili per fini edilizi inaridiscono sempre più un territorio splendido ma molto vulnerabile.

Quali soluzioni per contrastare la siccità in Italia?

Adesso che abbiamo chiare le cause della mancanza di acqua che affligge il nostro Paese (e non solo), che cosa possiamo fare per migliorare le cose?

La prima soluzione che ognuno di noi può mettere in atto riguarda l’adozione di comportamenti responsabili per quanto riguarda l’uso dell’acqua. Limitare lo spreco domestico è un passaggio essenziale per proteggere la risorsa da cui dipende la nostra sopravvivenza. Noi di BotanicalDryGarden siamo da sempre attentissimi a questo aspetto e nel nostro piccolo lavoriamo per promuovere un cambio di prospettiva realistico e concreto, un nuovo atteggiamento che ogni amante del verde può adottare per gestire al meglio l’acqua nel proprio giardino.

La filosofia dry e la lotta allo spreco idrico: il nostro impegno

BotanicalDryGarden sorge nel cuore della Maremma toscana, un’area in cui la siccità si fa sentire in modo particolarmente violento. Siamo nati nel 1994 come Mates Piante, vivaio specializzato in piante mediterranee, e per circa 15 anni siamo riusciti a trovare un equilibrio bilanciando al meglio le nostre esigenze idriche con le disponibilità di un territorio splendido ma decisamente avaro di acqua. Nel 2010, dopo aver visto le estati diventare sempre più siccitose, abbiamo deciso di scommettere su una strategia resiliente. Per questo abbiamo deciso di specializzare la nostra attività orientandoci su piante e prati a basso fabbisogno idrico: quella di adottare la filosofia dry è la scelta da cui ha preso vita BotanicalDryGarden, il primo orto botanico asciutto in Italia.

La nostra attività si fonda sulla scelta di piante che si sono naturalmente evolute per adattarsi a climi caratterizzati da lunghe settimane di siccità. Abbiamo scelto di non forzare la natura integrando specie inadatte al nostro clima, bensì di adattarci a lei attraverso piante tenaci e resistenti. Negli anni abbiamo selezionato oltre 1.500 specie diverse da includere nel nostro parco di 4 ettari: un esperimento per dimostrare a chiunque venga a trovarci che è possibile fare paesaggismo di alta qualità in modo sostenibile, creando giardini splendidi che richiedano 1 o 2 irrigazioni nell’arco di tutto l’anno.